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11 ottobre 2019

Me ne frego


Roma, 11 ottobre 2019

Lo ammetto, tendo all’autodistruzione.
Un tratto del carattere che può chiamarsi nobilmente caparbietà, fede, resilienza, ostinazione, purezza.
Ah, quante volte avrei potuto approfittare delle mollezze del presente!
Molte volte.
La vita si schiudeva piana; bastava dire “sì” e avrei ereditato la carriera facile, il posto immacolato e, soprattutto, il dolce sopore del conformismo - quel conformismo che, ricordiamolo, è una droga. Il conformismo rilascia nel corpo, lentamente, sostanze moralmente emollienti; si insinua nelle fibre migliori; scava negli anfratti più riposti.
Il conformista passeggia sicuro, il disprezzo già pronto sullo scaffale dell’ovvio, i giudizi che scivolano sulla vaselina della maggioranza; i conformisti entrano nella vita, come direbbe Gadda, a culo indietro, sempre sul velluto. La mediocrità gli si confà mirabilmente.


Sì, i conformisti sono mediocri. Non di quella mediocrità aurea formata dalla tradizione; no, è una mediocrità che riposa su poche parole d’ordine forgiate dal potere. L’Italia è stata distrutta da tale mediocrità; persino in ambiti in cui deve naturalmente rifuggire, essa impera. Il mediocre lo si riconosce subito: spesso è un tecnico. Il tecnico cerca di stupire o, addirittura, di umiliare l’interlocutore grattando il barattolo della competenza; poi, adescato verso pur minuscoli settori della vera conoscenza, crolla miseramente: preti che ignorano la resurrezione della carne, avvocati edaci che spalancano gli occhi di fronte a una citazione di Ulpiano, architetti e geometri all’oscuro di Arnolfo di Cambio, studenti liceali, benché cresciutelli, con una contezza assai stenta del concetto di sillogismo (“Il sillogismo è quando le cose si scambiano fra di loro”).



10 luglio 2017

Piccola fenomenologia del fascismo a venire


Pubblicato il 13 ottobre 2013

Scrissi le sciocchezzuole qui sotto riportate nell'ottobre 2013.
Siamo nel 2017: ci siamo quasi. Di fronte al fascismo finanziario e al fascismo PolCor, il fascismo classico diviene un'alternativa credibile e, soprattutto, desiderabile.
Che dire?
Meglio Caradonna di Draghi, meglio Francisco Franco di Saviano e Repubblica.

* * * * *


Nello straordinario film di Billy Wilder, Vita privata di Sherlock Holmes, il dottor Watson, chirurgo militare in congedo dalla seconda guerra anglo-afgana (la storia si ripete), così celebra il proprio amico: "Era l’agosto del 1887 ed eravamo di ritorno dallo Yorkshire dove Holmes aveva risolto il controverso caso dell’ammiraglio Abernethy. Ricorderete che egli aveva infranto l’alibi dell’assassino calcolando di quanto era affondato un gambo di sedano in un panetto di burro, in una giornata particolarmente calda …".

Ovvio, Holmes era inglese e per gli inglesi (e gli imbecilli di talento) il particolare vale più dei concetti.
Sono d'accordo, limitatamente alle scienze in generale (la letteratura è altro).
E col tempo ho anch’io sviluppato uno spirito d'osservazione per le minuzie, una sorta di microfenomenologia che porto spesso a conferma di eventi di ben più ampia portata. Tra i sorrisi degli astanti, parecchie volte.
Questa volta ho deciso di condividere con voi questa ricognizione del quotidiano.
Elencherò tre fatterelli che mi hanno colpito assai. Non per la singola pregnanza, ma per il fatto che si sono succeduti in un breve lasso di tempo (quattro giorni) ad opera di tre lavoratori di uno specifico ambito, quello del trasporto pubblico.

02 luglio 2017

Lasciate che i bambini vengano a noi


Roma, 2 luglio 2017

Migranti visigoti. Leggo da un libro di storia delle medie, a caratteri cubitali: “LE MIGRAZIONI BARBARICHE”. E sotto: “Fra il IV e il V secolo numerose popolazioni barbariche varcano, a ondate successive, i confini dell’impero romano. Persino Roma, l’antica capitale, viene attaccata e saccheggiata due volte. L’impero d’occidente, più debole ed esposto di quello d’oriente, si avvia verso il declino”.
Faccio notare, oltre al vezzeggiativo ‘migrazioni barbariche’ in luogo del vetusto ‘invasioni barbariche’, l’uso del minuscolo per le parole ‘impero’, ‘occidente’, ‘oriente’. Ma il bello arriva ora. In verde, poco sotto: “L’idea chiave”. Ancor più sotto, in neretto: “Integrazione”. E quindi il testo: “Fra i regni nati dalla divisione dell’impero d’occidente, durano di più quelli in cui Romani e barbari si integrano fondendo le rispettive culture e vivendo pacificamente. Un esempio positivo è il regno dei Franchi”. A latere la rubrichetta “Ciak, si impara”: probabilmente i pargoli dovranno connettersi a internet e assistere a un videospettacolino PolCor: il testo, poco sotto, recita infatti: “Le migrazioni, ovvero gli spostamenti di popoli, sono un fenomeno antichissimo …”. Siamo in piena zona Boldrini.
Par di capire, insomma, che Alani, Visigoti, Alemanni, Pitti, Sassoni, Burgundi non fossero che Risorse (in maiuscolo) dell’impero (in minuscolo) invitate a una bella cooperazione culturale (un immane déjeuner) foriera di altissimi Esiti Culturali, Artistici, Urbanistici e Umani (in maiuscolo), e che la fine della latinità (in minuscolo) rilevi quale inevitabile e auspicabile evento lungo le Strade del Progresso e della Libertà della Storia (in maiuscolo, stavolta). Che l’occidente (in minuscolo) abbia cominciato a riallacciare lentamente le proprie fila culturali solo sei secoli più tardi (grazie ai testi greci e latini ritradotti dall’arabo) è una cosa che non tange gli estensori del sussidiarietto MinCulPolCor.
Vengo a sapere, peraltro (poiché sono ignorante come una zucca) che il concetto “migrazioni barbariche” riscuote già da anni un certo successo, tanto che i crucchi, sempre loro, hanno già coniato un bel termine: Völkerwanderung, ovvero “migrazioni di popoli”. Noi, certo, ancora applichiamo l’odioso sostantivo “barbari”, ma date tempo al tempo … Anche quel testo “Roma … viene attaccata e saccheggiata due volte” lo trovo sovraccarico di acrimonia, ma, anche qui, lasciamo scorrere lento il miele sotto i ponti dell’ecumenismo e della filantropia … Per l’intanto propongo, dal basso della mia modestia, un più conciliante: “Le carestie e la crescente sovrappopolazione dell’Europa del Nord e dell’Est crearono, in modo perfettamente naturale, il fenomeno dei migranti visigoti e longobardi che si riversarono pacificamente (spinti dai migranti Unni) per le strade dell’impero apportando la ricchezza della varietà culturale ai brutale retaggio imperiale romano e fondendosi irresistibilmente in una miscela di più larga e comprensiva umanità”.

De Maistre?Dateceli dai cinque ai dieci anni: saranno nostri per sempre”.