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05 marzo 2019

La nuttata è passata (non si interrompino i sogni)


Roma, 5 marzo 2019

La nuttata del PD è passata? In così poco tempo? Perché no.
Nicola Zingaretti è il nuovo segretario del PD. Lo si sapeva da circa due anni almeno, eppure ci sono stati 1.800.000 esserini che si sono recati a votare alle primarie di tale partito per farlo vincere. Come se il destino avverso incombesse sulla ridanciana pelata del Nostro. 1.800.000 italiani convinti che, recando circa 3.600.000 euri al partito del tradimento strutturale della Patria, si potessero decidere le sorti di una candidatura già decisa laddove si decide veramente.
Come certe elezioni in cui il candidato dell’apparato riceveva dai compagni il 98,31%: meticolosamente scrutinato, ovvio. Il comunismo non c’è più, ma l’apparato sì. E non è certo l’apparato del PD.

19 gennaio 2018

L'Italia rimpianta e immortale nei rebus de La Settimana Enigmistica. Uno scritto reazionario


Pubblicato il 27 marzo 2014

Esiste un'Arcadia italiana? Una placenta epocale a cui, più o meno consciamente, vorremmo ritornare? Le risposte da voi date saranno varie: gli anni Settanta, i Sessanta, i Cinquanta ... anche i tempi di guerra, con le sue ristrettezze ... oppure quando c'era lui caro Lei ... Perché no ... La nostalgia, nostalgia canaglia ... ognuno ha il proprio cantuccio dorato, a jolly corner, dove riandare per crogiolarsi in un mondo migliore. Ognuno con la propria piccola patria: in realtà una sola, perché tutte le Italie passate sono un solo paese, congelato da secoli: immarcescibile, campanilista, cattolico, reazionario, ma anche socialista e comunista.
L'Italia eterna, guareschiana, da tutti riconoscibile e, perciò, pur negli odi contrapposti, da tutti condivisa.
Un'Italia oggi distrutta, schiantata. In poco più di trent'anni paesaggi fisici, morali e interiori sono stati stravolti da un vento inesorabile, continuo, sempre più impetuoso. Il passato non lo intendiamo più. Ma lo rimpiangiamo, altroché. E dove ritrovarlo? Nei disegni subliminali de La Settimana Enigmistica ... I rebus, congressi strazianti di uomini, gesti, rovine, di un tempo che fu ... nostalgia canaglia ...

R è monello; S calmo = Remo nello scalmo
Un ragazzetto si diverte legando un barattolo alla coda del gatto. Un mondo alieno dalle preoccupazioni animaliste; esente dai vegetariani; dai vegani; dai criptobuddisti. Normale, sano. Senza facebook. Privo delle soffocanti isterie che hanno rivoluzionato le gerarchie dei viventi: un agnello scorticato: orrore! Un drone falcia quaranta invitati a un matrimonio in Afghanistan: un rettangolino a pagina 52 del Corriere e lo sbadiglio del giornalista bene di Rai 24. Gli animali dei nababbi salgono i gradini della scala sociale; i precari la discendono. La riprova? Provate a scalciare un botolo a Villa Pamphili: non ne uscirete vivi. Provate a licenziare un precario e vi diranno: uno solo? E perché non due?
E i ragazzetti: normalissimi. Pantaloncini corti, maglietta di cotone e renitenza all'I-phone.
Eccezionale, come al solito, la chiesetta con il campanile sulla sinistra, a riaffermare il carattere atavico, campanilista e rurale del mondo perduto.

12 dicembre 2016

25 aprile: come siete diventati brutti e stupidi, cari compagni


Pubblicato su Pauperclass il 27 aprile 2016

Scruto l'avvenire dal fondo d'un passato nerissimo, e trovo che nulla mi è permesso, tranne la fedeltà a una causa assolutamente perduta"
Joseph Conrad, lettera a Cunningham Graham

Sono nato a sinistra. Feci in tempo, per due volte, a votare Partito Comunista Italiano. Alla fine degli anni Ottanta.
In altre parole: ero comunista.
Queste non sono affermazioni politiche: sono prese d'atto. Ero così. Essere comunista! Confesso che c'entrava poco la collettivizzazione della terra, il Soviet e l'abolizione della proprietà privata. Credevo in uno Stato totale, benigno e regolatore, questo sì, e nell'onestà di fondo dei dirigenti di partito, individui pronti a trasferire questa loro inclinazione a livello nazionale, una volta vinte le elezioni. 
Per il resto non m'interessavano granché le riunioni, le candidature, i programmi, i preamboli, le intenzioni; le sale fumose, i dibattiti, le mozioni.
Amavo la burocrazia attiva: l'assegnazione dei libri scolastici gratuiti, ad esempio. Cosa bisogna fare? ... ci domandavano. E si spiegava alla mamma il passo necessario. L'otturazione del molare all'Enpas: è possibile? Certo, si può fare, ma devi riempire il modulo tale e presentarlo in talaltro posto. E le esenzioni per la borsa di studio? Quest'anno è cambiato tutto: devi fare così e così et cetera. Una volta, al liceo, tentai di organizzare pure una biblioteca gratuita, ma andò a schifio.
Al contrario mi trovavo a disagio (a dire il vero lo trovavo insopportabile) con il lato sessantottino e movimentista del PCI: l’esistenza bohemienne, la scapigliatura di sinistra, il cantautore barbuto col lambrusco sul tavolo, gli artisti off e ‘de sinistra’ (tanto più arroganti quanto più insulsi), i brindisi, le canne, le iniziative estemporanee. Una volta, a una festicciola per l'elezione di non so chi, di fronte all'ennesima birretta stappata sotto il ritratto di Enrico Berlinguer e del fesso che imbracciava una chitarra per declinare (ancora!) De André o Guccini, mi sorpresi a pensare con forza: "Mi sa che io, alla fin fine, sono fascista" (i populisti, nei primi anni Novanta, erano ancora merce rara). La mia vita è ricca di queste rivelazioni improvvise: si scorre tranquilli per anni, poi, come se avessi lentamente sovraccaricato di tensione una linea, avviene l'inopinato corto circuito: "Mi sa che io, alla fin fine, sono fascista".