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04 marzo 2020

IN cassa; re T; AN gente = Incassare tangente



Roma, 4 marzo 2020

Cosa mi ricordano i media durante l’epidemia (non ancora pandemia) del COVID19, volgarmente detto coronavirus? Lo strillone del circo, sicuramente. Non uno a caso, ma quello in particolare che, piantato alle soglie del tendone, fra gli afrori del letame e della paglia, invita i micchi, viso serioso appena increspato da un ghigno: “Venghino, siore e siori, più animali entrano più bestie si vedono!”.

Giovanna Botteri appare nella grotta di Lourdes dei TG nazionali, a scadenze regolarissime, da palinsesto mariano. Il fondale è il consueto, da quando l’hanno spedita nelle remote regioni del Catai: grattacieli, illuminati, al tramonto; una Pechino ormai lanciata verso la Monarchia Universale, positiva, anomica, controllatissima. Una Pechino, in tal senso, sempre meno pechinese; assomiglia, infatti, a una squallida metropoli americana. La Botteri, Angelica ariostesca del Catai, la cotonatura bionda sempre più fluente, assai diversa dalle bisunte ciocche del Kosovo, ci parla dell’epi-centro epi-demico, Wuhan, con toni apocalittici seppur di contenuto catastrofismo; pare un dinoccolato Isaia: preoccupiamoci, insomma, per il virus-fine-di-mondo, ma non troppo. Come a dire: se seguite ciò che vi diciamo di seguire non succederà poi molto. Il cibreo secondo Giovanna è petaloso, insulso, ricco di umanità corretta; nessun dato o cifra oggettiva turba la calma dell’insignificanza; traspare l’amore per il Cinese, almeno per il Cinese che fa ciò che gli si ordina, in perfetta armonia. L’Italia ama la Cina e tutti i musi gialli, insomma: si uniformino alla nostra bontà, tuttavia!

La Cina, l’Iran, la Siria … e frattaglie. A ciò si riduce la resistenza dell’umanità contro il potere imperiale. A meno che non siano già d’accordo i Luke Skywalker di Persia, Siria e Cina: lo spettacolo a cui assistiamo, in tal caso, non sarà che una lotta all’ultimo sangue per tirare sul prezzo. Ma stanno morendo migliaia di donne e di uomini! Non ci formalizziamo sugli spicci, per favore.

12 novembre 2019

Io sono Giorgia [Il Poliscriba]


Il Poliscriba

Guardo MyssKeta(mina) offrire cosce procaci da puledra autosufficiente al parterre di una discoteca di Bologna.
Indossa la solita mascherina da odalisca d’harem; lei, erotica fantina su mortadelle, che l’infantile orda di ammiratori dessinistra vorrebbe candidata per il PD alle prossime regionali d’Emilia-Romagna, urla: “Io sono Giorgia, sono una donna, sono una madre, sono cristiana”.
Giorgia Meloni, la Le Pen de’ noantri, la pasionaria regina di Coattonia, così come i merli repubblichini e faziolitti berciano dai palinsesti tv e dalle pagine illeggibili dei loro colicosi mandatari editoriali, sta assurgendo ad altezze mediatiche impensabili fino a qualche mese addietro.
Ma veramente il Potere, così impersonale, che liscia il pelo del candido felino persiano acquattato sulle tornite gambe di MyssKeta - forse programmata da una farfalla Monarch a vivere un’estate d’orge social e destinata ad essere terminata in un inverno  dominato dalle macchine pensanti - vuole  tutto questo dimenarsi ritmico di slogan sovranisti?

23 ottobre 2018

Occhi da panda per Matteo


Essersi occupati di Matteo Renzi, lo riconosco, è ignominioso.
Tale lo scotto da pagarsi quando si affondano le mani nella melma dell'attualità (che diviene inattuale la sera a cena). 

Pubblicato su Pauperclass il 25 giugno 2016 

Prima le elezioni italiane, poi la Brexit.
Due eventi importanti per quel che resta del nostro Paese.
I fatti in questione hanno dato la stura a migliaia di interpretazioni.
La maggior parte d’esse è vergata, per usare una salace definizione di Giulio Andreotti, da “profeti postumi”, ovvero da coloro che piccansi d’aver preveduto l’imprevedibile: “come avevo detto …”, “come era scontato …”, “era inevitabile, com’io ebbi a dirvi …”, “come scrissi un anno fa …” oppure “come si evince dal mio libro del 2012 …” è intercalare usuale fra tali Nostradamus a babbo morto.
Nulla da eccepire, per carità … ognuno è libero di cicalare come meglio crede … sarebbe preferibile, tuttavia, per la nostra sanità mentale e per intendere con più sagacia gli sviluppi futuri, lasciar almeno depositare la polvere di tali esplosivi accadimenti.
Per conto mio, essendo ignorante come una zucca in politica, geopolitica e affini, mi limito a descrivere zone marginali della storia italiana – landa già marginale di suo. Il mio campo, infatti, sono le prospettive minime e inconsuete.
Sono un Gozzano della controinformazione.
Per cui dico subito che non so cosa accadrà dell’Europa.

08 marzo 2018

Cosa c’è dopo Renzi? [di Eugenio Orso]


Renzi a sciare, Renzi che dà e non dà veramente le dimissioni, la sua appendice “garbata” Gentiloni che resta in carica sine die, tutto “nelle mani” del grigiore fatto persona, Sergio Mattarella, resa dei conti nel piddì, eccetera, eccetera. Questo riportano i media omologati, altrimenti detti presstitute, in relazione alla tormentata vicenda politica italiana.
Giunti a questo punto, propongo di andar oltre la squallida figura sub-politica del treccartaro/ex enfant prodige fiorentino, emerso con la Ruota della Fortuna di Mike Bongiorno. Il neo-mostro di Scandicci e Rignano non sarà più determinante negli assetti politici come in passato, nonostante le dimissioni “a scoppio ritardato” dalla segreteria.
Archiviato Renzi, in prospettiva futura e nel medio periodo, vorrei sollevare un paio di questioni e fare un paio di ipotesi, a seguire.

06 marzo 2018

Matteo Renzi si è già suicidato?


Roma, 6 marzo 2018 

Fra la caduta del Fascismo e l’avvento della sedicente Democrazia, inaugurata da un atto antidemocratico nel 1946, vi fu, se ricordo bene, un suicidio (1) nelle alte sfere.
Nel biennio di Tangentopoli, secondo uno studio di Nando dalla Chiesa, trentuno (31).
Guarda chi si ammazza e ti dirò dove vivi …
Matteo Renzi, invece, lo vedo bello arzillo.
Cosa gli frulla per la testa?
Ieri si è presentato in conferenza stampa, dopo la supposta disfatta, ricco della consueta vantardigia da gradasso. Su di lui un paio di responsabilità. La prima, in solido con altri carnefici: la consegna di un’Italia economicamente depezzata (e aperta ai pervertimenti del futuro) a chi governa davvero. Alla doppia ganascia della tenaglia che ci stritola: Usura ed Edonismo UDW. La seconda: aver reso talmente odioso l’idioma toscano da annientare intere sezioni della letteratura italiana.

02 febbraio 2018

Mangiare (bene) con ottanta euro in due settimane. A Roma. Ecco come fare


Scrissi questo divertimento (che oggi non ritengo tale) sull'onda delle dichiarazioni di tale Pina Picierno, PD, sorpresa ad affermare che con ottanta euri (i famigerati ottanta euri di Matteo Renzi) si poteva provvedere alla spesa alimentare per ben due settimane.
Di averlo scritto mi dolgo.
Contravvenni, infatti, a due regole auree.
La prima: mai farsi coinvolgere dall'attualità spicciola; si rischia d'essere spiccioli.
La seconda: mai rispondere, pur da lontano, a un imbecille; chi osserva, sempre da lontano, potrebbe non comprendere la differenza.
Ve lo ripropongo, tuttavia, giusto per scrollarmi di dosso l'aria da menagramo.
Fu uno dei primi pezzi inviati a Pauperclass.

Pubblicato il 7 maggio 2014; ripubblicato il 18 gennaio 2015


Le macchinette delle merendine. Come non averci pensato prima?
L'uovo di Colombo.
Basta sceglierle con cura: evitare quelle nei pressi delle stazioni; concentrarsi su quelle presenti negli uffici pubblici e comunali (sedi municipali, biblioteche, ASL).
Un combinato intelligente fra macchine distributrici e fontanelle comunali romane  (da cui sgorga l'acqua del fiume Peschiera, salutare e gratuita) consente di rimanere nei limiti, già abbondanti, degli ottanta euro.
Ottanta precisi, né un cent in più, né uno in meno.
Non c'è trucco, non c'è inganno.
Basta con supermercati, contadini bio e insane boutique alimentari.
Si preteriscano prelibatezze, masterchef, ricette, salse, paste, ristorantini tipici, condimenti, happy hour ... È questo che ha infrollito lo spirito della Nazione ...
Basta Carlo Cracco, Jamie Oliver; basta Vissani e Parodi.
Al diavolo il tonno rosso di Favignana, l'oliva taggiasca e il pastrami.
Solo adottando una nuova disciplina alimentare (rigida quanto razionale) il vostro salario potrà liberarsi dalle pastoie della crapula e rendersi utile per le spese più necessarie e urgenti atte a far ripartire i consumi e l'economia nazionale.
Mangiare diverrà un gesto necessario, ma da sbrigare in veloce subordine: pratico, responsabile e patriottico.
Ad maiora!

PRIMA GIORNATA

Colazione energizzante. Pranzo frugale. Cena carboidrante.

COLAZIONE

Cappuccino 0.45
Cornetto al cioccolato qualità superiore 0.80
Acqua del Peschiera


PRANZO

Frollini bio 0.50
Succo pera 0.65


CENA

Tramezzino tonno e carciofini 1.80
Palline di mais 0.50
Succo di mela 0.65
Acqua del Peschiera


Totale giornata Euri 5.35

23 dicembre 2017

Povero Renzi


Pubblicato il 26 gennaio 2016

Vi ricordate il comico Antonio Cornacchione?
E, soprattutto, il tormentone: Povero Silvio!
Sembra passato mezzo secolo e, vi prego di credermi, non è una metafora.
Rimpiango quegli anni. Vi era acceso, in fondo all’animo, ancora un piccolo fuoco di speranza. La speranza che, prima o poi, qualcuno prendesse a calci nei denti i vari D’Alema, Bondi, Gasparri, Bossi, Diliberto, Veltroni; e tutta quella schiera di figuri che, sotto le spoglie della neutralità tecnica, stava spolpando l’Italia: Dini, Treu, Andreatta, Ciampi.
Inutile star qui a compilare liste: i nomi li conoscete tutti.
Povero Silvio! E tutti giù a ridere.
Povero Silvio! Con la mano destra si tenevano la pancia per le gran risa, con la sinistra incassavano gli onorari. Pagati da chi? Dal povero Silvio, ovviamente!
Va bene, lasciamo stare, tempi lontani.
Poi venne Monti e la voglia di sghignazzare subì un drastico declino. Vi ricordate? Mario I il Sobrio potava il welfare come un giardiniere invasato mentre la stampa si occupava a tempo pieno delle mignotte del povero Silvio.

01 ottobre 2017

Il Civati futuro (o chi per lui)


Pubblicato su Pauperclass il 10 maggio 2015

Ci son due momenti distinti nella partitica italiana.
L’uno è statico; l’altro dinamico (apparentemente).
Il primo è l’opera dei pupi.
Pupi, marionette, burattini. In tale fase i ruoli sono fissi. Arlecchino, Brighella, Pulcinella, i Carabinieri, Colombina, il Diavolo. I punti di riferimento abbastanza certi. Di solito il teatro dei pupi viene inscenato dopo le elezioni, quando tutti i rapporti di forza lobbistici sono definiti. C’è chi ha vinto e c’è chi ha perso; il primo passa all’incasso, il secondo cerca di riposizionarsi nei riguardi del vincitore eseguendo movimenti da Kamasutra che i pennivendoli osservano con solenne gravità.
Questo momento di stasi e sazietà dura, di solito, sino alla elezione ventura, purché sia importante. Pulcinella trema, appare il diavolo, vola qualche bastonata, Pulcinella si riscatta, Arlecchino si barcamena tra due padroni, Pantalone paga come sempre, arrivano i Carabinieri (quelli di Pinocchio, inoffensivi), vola qualche bastonata ancora, Pantalone paga. Per il divertimento del pubblico, sazio anche lui dopo l’abbuffata di junk food televisivo, vengono sceneggiati gustosi pezzi di teatrino; i ruoli, come detto, sono già assegnati. Il pubblico si identifica. Il pubblico che ha votato i vincenti se la gode (come certi tifosi che, dopo una vittoria, usano il noi: noi siamo stati grandi, noi più forti, noi più determinati); il pubblico che ha votato i perdenti cerca riscatto: vede i suoi beniamini sconfitti che cercano già un tarlo nell’azione del neo governo e li incita dalla poltrona. E così via.

09 agosto 2017

Il superenalotto democratico


Pubblicato su Pauperclass il 3 giugno 2016

Le probabilità di fare 6 al Superenalotto sono di 1 su 622.614.630. E di un 5+1? 1 su 103.769.105. E di un più umile 5? 1 su 1.235.346.
Il banco, insomma, vince sempre. E perché? Perché è il banco a dettare le regole. Credete che i gonzi si scoraggino per questi incontrovertibili dati sulle probabilità? Manco per idea. Gli Italiani sono i più accaniti giocatori europei.
Miliardi di euri, ogni anno, affluiscono nelle casse del banco senza più fare ritorno. Se non in minima parte.
La speranza è una droga potente ed è arduo rinunciarvi a favore di un ragionamento logico.
Anche il conformismo è una droga potente: gli Italiani ci credono nelle regole del banco. Prima o poi toccherà anche a noi di vincere! Ovviamente sragionano.
C’è poca differenza, ormai, fra il Superenalotto e la democrazia.
Il voto democratico, quale speranza di cambiamento, riposa, come nel gioco d’azzardo, su speranza e conformismo. Vale a dire: sul nulla.
Inoltre le regole del voto democratico sono decise dal banco. Inutile sedersi al tavolo democratico con un full: loro già hanno in mano la scala reale. Il banco vince sempre.

12 luglio 2017

Allegri ragazzi, tutto il mondo ci deride


Roma, 12 luglio 2017

Gli Italiani vogliono false speranze, le bramano, vivono per esse.
Da ogni parte.
La falsa speranza induce l'individuo a tirare avanti per un po', senza scadere nella disperazione che, latente, lo attanaglia giorno dopo giorno: una sorta di costante depressione che prepara a concretarsi come nuovo abito del cittadino futuro.
Latente, seppur non manifesta violentemente. A quiet desperation.
A destra sinistra al centro nei gruppi d'opinione nei gruppuscoli.
La falsa speranza è molto allettante.
In primo luogo allontana definitivamente l'azione salvaguardando l'individuo da ogni assunzione di responsabilità.
E permette, poi, di azzuffarsi dolcemente al ritmo di "l'avevo detto che ..." e "come scrissi in un post di due anni fa ...".
Queste false speranze riposano sul nulla sottovuoto. Come se un sistema gigantesco, perfettamente oliato, con capitali infiniti a disposizione possa autodistruggersi per far contento qualche coglione della controinformazione.
Se non contrastato dagli uomini, il potere si trasforma, non muore. Sta sottilmente mutando anche ora, sotto i nostri occhi. Verrà sacrificata qualche testa, alcuni popoli, si insceneranno nuovi conflitti (etnici, religiosi, economici) e tutto procederà a gonfie vele.
D'altra parte sono gli Italiani stessi a reclamare questi andirivieni.
La risalita alla considerazione generale di Prodi e Berlusconi è lì a confermarcelo.
Invece di penzolare da qualche quercia se ne vengono, alle soglie del 2018, sotto ai microfoni a fare i padri nobili.

28 giugno 2017

Quella sporca ventina (di milioni)


Pubblicato su Pauperclass il 5 dicembre 2016

Perché ha vinto il no?
Non sono uno stratega, un economista, un demografo, un sociologo.
So, tuttavia, che il potere è da sempre lo stesso, e che la verità dei suoi moventi si cela nei dettagli.
I dettagli sono rivelatori poiché trascurati, in quanto apparentemente irrilevanti, dalla sua volontà di menzogna.
Perché ha vinto il “No”?
Ieri sera, per puro trastullo (i risultati erano già evidenti), ho digitato “Ministero Interno” su google.
Mi è apparso il link principale (www.interno.gov.it) e, sotto, una serie di link minori.
Eccoli:

Elezioni e Referendum
Cittadinanza: consulta la pratica
Concorsi
Immigrazione e asilo
Cittadinanza
Contatti

In parole povere: il Ministero dell’Interno della (sedicente) Repubblica Italiana, ovvero quello che dovrebbe occuparsi del proprio territorio e dei sessanta milioni di individui che lo abitano, ha metà dei sottolink impegnati nel rendere la vita facile a chi Italiano non è.

10 giugno 2017

S’ode dolce un fruscìo di loden …


Pubblicato il 13 febbraio 2016

Non so quanti ricorderanno la storica frasetta di Pietro Nenni negli anni Sessanta: "S'ode un tintinnar di sciabole ...". Egli paventava, allusivamente, un colpo di stato militare a spezzare la continuità democratica dell'Italia.
Allora il potere natoamericano (definizione limitativa, ma efficace) si serviva ancora di generali, spie, traditori e consimili sgherri per intorbidare le acque del consenso (o del dissenso) e perseguire, quindi, i propri scopi.
Con la finanziarizzazione dell'economia e la creazione della società dello spettacolo, i generali e i golpisti sono stati sostituiti da una più suadente propaganda a reti, giornali e social unificati.
Lo svolgersi della tattica propagandistica (in tempi di crisi) è molto semplice.
Espirazione, inspirazione, espirazione, inspirazione. 
A volte viene posto a capo degli interessi natoamericani un Politico di assoluta fiducia; quando il Quisling non regge più è sostituito con un Antipolitico che, a prima vista (a vista dei gonzi), sembrerebbe tutt’altro rispetto al Politico.
Fanfani, Renzi e Berlusconi sono Politici.
Amato, Dini, Ciampi, Monti sono Antipolitici.
Prodi riassume in sé entrambe le fasi. Berlusconi vanta qualche sussulto d’indipendenza. 
Piccole imperfezioni da eliminare.
Inspirazione, espirazione, inspirazione …

06 giugno 2017

Il fardello di Mario Monti, L'unico che dice la verità


Pubblicato il 15 settembre 2015

C'è una bella poesia di Rudyard Kipling che recita:

Raccogli il fardello dell’Uomo Bianco –
disperdi il fiore della tua progenie –
obbliga i tuoi figli all’esilio
per assolvere le necessità dei tuoi prigionieri;
per vegliare pesantemente bardati
su gente inquieta e selvaggia –
popoli da poco sottomessi, riottosi,
metà demoni e metà bambini

Un inno all'uomo bianco, alla propria responsabilità epocale: quella di guida civile e buon padre nei riguardi delle popolazioni selvagge, naturalmente inferiori, senza legge e Dio, e prive di qualsiasi valore, se non quello di un abominevole vitalismo.
Indiani, afghani, pakistani, aborigeni, indios: l'uomo bianco, naturalmente superiore, deve sottometterle, per il loro bene.

Pochi giorni fa, grazie al sito http://scenarieconomici.it, vengo a conoscenza di un dialogo avvenuto durante una trasmissione televisiva, una delle tante. Uno dei dialoganti era Marco Travaglio, l'altro Mario Monti; Monti ha proferito tali parole:

"Volevo chiedere a Travaglio, il fatto che abbia dato l’impressione anche lei di pensare che, in aggiunta a certi limiti dei governanti o di certi governanti, c’è però, lei dice, un paese poco serio un paese cialtrone, allora dobbiamo, io ho riflettuto molto su questo tema, credo come tutti noi, dobbiamo davvero convincerci che c’è qualcosa di intrinsecamente inferiore nell’Italia e quindi, o rassegnarci o vedere la soluzione in un ultra secolare processo di educazione delle future leve degli italiani, cioè può dirci una parola sul bilanciamento tra accusa ad un Paese ed accusa a singoli governanti“.

Monti è uno dei miei politici preferiti: non mente mai. O meglio: non riesce, forse per deficienza nelle capacità attoriali, a dissimulare il proprio pensiero, che è il pensiero dei suoi padroni.
Il pensiero, in tal caso, era questo:

"Gli Italiani sono esseri inferiori.
Poiché sono inferiori non dobbiamo permettere loro di decidere.
Gli Italiani, perciò, non possono vivere in una democrazia, ma in un regime solo apparentemente democratico.
In tal modo noi (io e i miei padroni) potremo aggirare la Costituzione e le regole democratiche e approvare - senza il loro stupido consenso - tutto ciò che riteniamo giusto.
Addossandoci il loro fardello, per il loro bene".

Formula:
Mario Monti: Rudyard Kipling = Italiani: aborigeni australiani

Mario Monti è un razzista purissimo.

22 maggio 2017

Spigolature piddine. Da socialisti a sociopatici


Pubblicato il 27 luglio 2015

Giorni d’estate, giorni di svago. Almeno per chi ha qualche tallero da spendere.
E giorni di letture. Sì, l’estate è da sempre il luogo della lettura estesa, e del piacere della lettura, sospesa fra il ripescaggio personale, l’approfondimento e il gradevole disimpegno.
Il gradevole disimpegno ha varie sfumature: il giallo, il thriller, l’afflato sentimentale; personalmente preferisco il genere fantastico novecentesco (Lovecraft, Aickman, Du Maurier) e, in misura minore, quella branca inesplorata del fantastico del 21° secolo che è la letteratura piddina. 
Cosa intendo per letteratura piddina? Tutto ciò che i piddini, più o meno noti, scrivono su facebook, twitter, unità, huffington post, repubblica, espresso e via sghignazzando.
Leggere la letteratura piddina (cum grano salis: 10 minuti a settimana bastano) risana il corpo e lo spirito; scorrere quelle pagine fitte di stupidità, arroganza, oltraggio al buon senso, scempiaggini, bambinerie, menzogne, capovolgimenti della realtà, dona il piacere di un cupio dissolvi, esilarante e catartico; tale da farci esclamare: “Se l’Italia deve andare in malora che ci vada allora, maledetti imbecilli!”. E giù una risata, liberatoria e amara.
Un toccasana. Io faccio così: mi immergo dieci minuti fra social network, brogliacci di partito e gazzette di riferimento, a casaccio. Dieci minuti: veloci e casuali. Non abbiate paura: qualsiasi rete voi gettiate in quelle acque in dieci minuti trarrà tonnellate di insipienza. A vostro svago.
Cominciamo con feisbuk.
Ecco un piddino d’ordinanza a proposito dell’accordo greco a favore degli strozzini:

14 maggio 2017

Qualche considerazione sulle elezioni regionali (2015)


Pubblicato su Pauperclass il 2 giugno 2015
 
Poco si muove sul fronte meridionale dell’Impero, la trincea più bersagliata. Le vettovaglie latitano, il morale è basso, i comandanti palesemente inetti, e persi in un corrotto sadismo, eppure la truppa ancora dà pochi segni di vero malcontento. Si limita a borbottare. Le linee, apparentemente, tengono.
Le ultime elezioni regionali consegnano questo quadro.
Proverò a esporre al garbo delle vostre critiche alcune personali considerazioni
Una di queste, però, l’ultima che vi dirò, mi piacerebbe vederla approfondita in sede di controinformazione.

La torta della democrazia
 
Questa è quasi una legge. Statistica storica sociale o psicologica non so.
Al decrescere dell'affluenza i rapporti fra le varie componenti dell'elettorato rimangono sostanzialmente stabili. Voto libero, clientelare, e fideistico (tradizionale o di appartenenza) tendono a rimanere in rapporti costanti fra di loro.
Che la torta democratica sia di venti fette, o dieci, o quattro, o composta da poche briciole, le dosi degli ingredienti di tali fette o briciole saranno in rapporto costante fra loro.
Una volta si credeva che una bassa percentuale di votanti favorisse il voto dei clientes a danno di quello libero. Forse lo credono anche nelle secrete stanze: infatti hanno piazzato le votazioni durante un ponte vacanziero sterminato. Ma gli elettori italiani si son portati avanti, evidentemente.
Una maggiore affluenza, insomma, avrebbe portato a percentuali non dissimili da queste.
 
Voto clientelare. I partiti maggiori (tra cui, in parte, la Lega) hanno cannibalizzato le riserve di caccia democristiane e del pentapartito. Il PD può, inoltre, contare sui residui clientelari dell'apparato comunista (sindacati, soprattutto). 30% circa dei votanti.
 
Voto fideistico. Il voto fideistico, tradizionale è ancora forte, specie nelle fasce anziane. I media lo preservano quale reliquia preziosissima: chi vota a destra lo fa per dar contro alla sinistra e viceversa. Ogni depositario di tale sentimento è adeguatamente aizzato dai media di competenza. A destra esiste uno spauracchio guareschiano dei comunisti; a sinistra si teme la destra razzista e fascista. Un votante fideistico (un piddino, ad esempio) si vanta del fatto che su venti regioni quindici siano ‘rosse’: e si rallegra della cartina italica imbellettata di tale colore; un votante fideistico di destra gode nel vedere ‘asfaltata’ la Ladyfake veneta, Alessandra Moretti. E così via. 40% circa dei votanti.
 
Il voto libero. Riguarda al massimo un 30% di votanti. È intercettato da Lega, 5S e formazioni pulviscolari dell’estrema destra e sinistra.