Visualizzazione post con etichetta Charles Baudelaire. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Charles Baudelaire. Mostra tutti i post

19 luglio 2023

Canicola

  

Roma, 20 luglio 2023

"Anche i migliori non sfuggivano talvolta alla tentazione di degradarsi volontariamente, di livellare le frontiere e le gerarchie, di tuffarsi in quella superficiale fanghiglia di comunanza, di intimità facile, di turpe promiscuità"

Bruno Schulz, Le botteghe color cannella 

Caldo torrido, caldo africano, ondata di calore, Caronte, Flegetonte, Stige, fuoco, vecchi bruciati dal fuoco, l’Italia che arde, incendi, clima torrido, clima africano, rosso fuoco, picco di calore, temperature a terra, temperature record, caldo record, anomalia record, Italia bollente, bollino rosso, gran caldo, caldo boom, Fontana di Trevi, apocalisse. Fa caldo ragazzi, eccome se fa caldo. Un caldo diverso, però, assai più caldo di quello delle estati passate. A parità di temperatura, ça va sans dire.

Sì, signor giudice … confesso ... lo faccio liberandomi finalmente l’anima da un peso insostenibile, e rimettendomi, al contempo, alla clemenza del Vostro giudizio  … confesso: i trentacinque gradi delle mie estati da ragazzino erano assai più fresche se confrontate coi trentacinque gradi di oggi. Purtroppo, nato e cresciuto quale plebeo, vissi nell’ignoranza … ma ora, in attesa della condanna, severa quanto equa, perdonate una minuscola caduta nel ricordo. Si era a metà degli anni Settanta. Spensierato, come solo i bambini di allora potevano essere, senza nemmeno il sospetto della crudeltà, innocente come un uccellino, solevo sdraiarmi all’ombra, presso il balconcino della nostra cucina: in un palazzo popolare dell’infinito suburbio romano. La mattina, libero dagli impegni scolastici, che pur mi erano cari, io leggevo. Giulio Verne, non ancora Jules, fantascienza, Dracula, Frankenstein, Tex, saggi su Magellano e Cristoforo Colombo (rinvenuti nella sbrindellata e casuale biblioteca di casa), leggende cristiane, Dumas, Paperinik. Andava di moda, a quel tempo, il gioco del clik-clak, due palle di legno legate a un filo che si facevano cozzare violentemente e velocissimamente con un giuoco formidabile dei polsi. I lunghi pomeriggi, senza televisione, amavano riempirsi di tali ritmici rintocchi; dalle decine di balconi che davano sull’ampio cortile interno, sorta di salotto comune, ragazzini e adulti discorrevano amabilmente fra loro; poi, svaporate le ore più calde, ci si ritrovava fra noi, a inscenare farandole e scherzi infantili: allora, per qualche ora, tutto prendeva a risonare di schiamazzi e richiami; l’aria immobile si faceva gradatamente compassionevole; al tramonto s’avvertivano lieti i profumi della cucina: un fritto, della carne al tegame; si cenava, a volte, rinserrati come conigli, proprio su quei balconi; dopo, mentre mia madre risciacquava i piatti, amavo starmene da solo, coi gomiti appoggiati alla ringhiera scrostata. Aspettavo il consueto miracolo personale: le luci della sera. Quelle timide accensioni, una dopo l’altra, contro all’azzurrino del crepuscolo che, dolcissimamente, cedeva il campo alla notte, mi rapivano irresistibilmente, ogni volta. Soggiogato, riuscivo a dimenticare persino la fetta di melone, che mi rimaneva in mano, a mezzo sbocconcellata; l’umile spettacolo: flebili lampadine giallastre, abat-jour, soffusioni al neon, lampadari a goccia - tutto definiva le sagome di chi avevo pur visto, in pieno giorno. Ma quegli uomini e quelle donne, e i loro figli - Stefano Elisabetta Enrico Danila - mutavano, ora, in presenze nuove, fantasmatiche, seppur amiche. Un mondo sospeso, diverso; in cuor mio (ma lo compresi solo più tardi) speravo che rimanesse per sempre, gravido del dono dell’eternità. In sottofondo s’avvertiva il ronfare della città; e il pulviscolo dell’elettrico, lontano, verso il centro formicolante, da lì sfumato come un miraggio. Poi le tenebre infittivano; inaspettata, risaliva da terra una brezza fresca, a scuotere i rami dei pinastri del cortile; allora chiudevo gli occhi, a meglio goderla: il mondo era perfetto.

18 novembre 2017

Il fascismo non esiste


Roma, 18 novembre 2017

Mentre la sinistra applica la finta di Garrincha ai propri elettori boccaloni (cfr. Gli Italiani e la finta di Garrincha), riappare, sul palco consunto della stupidità italiana, in abiti di stracci e senza alcuna vergogna, la dicotomia tra fascismo e antifascismo.
Le elezioni di Ostia hanno portato alla ribalta un movimento politico di estrema destra, in verità assai quieto: Casapound. Tale flebile vagito, unito all'aggressione del giornalista Piervincenzi, è bastato per scomodare le truppe cammellate dei borghesoni: corriere repubblica il savianame il boldriname più la pletora di neghittosi sopravvissuti della sedicente sinistra italiana, politicamente residuale, ma sempre petulante poiché incistata a fondo nei gangli della pubblica amministrazione di cui succhia il latte fornito dalla popolazione tutta (inclusi, quindi, i contribuenti che hanno votato Casapound).
Tale avvenimento innesca, inevitabile, un rimando, un auspicio e una riflessione generale.

09 ottobre 2017

Tre versioni di Fuksas

Mi ha sempre affascinato il mondo al contrario ... quella deviazione psicologica che sta portando l'umanità ad apprezzare la merda in luogo della cioccolata.
Il mondo al contrario è, come detto in altri luoghi del blog, un sistema di dominio.
Il cervello di Massimiliano Fuksas - le sue opere - sono una epitome incontrovertibile di tale sistema.
Di seguito tre articoli che dedicai a tale genio della disfatta del gusto.

Fuksas terrorizza Foligno

Chi ha visto la Chiesa di San Paolo a Foligno, ideata da Massimiliano Fuksas, non potrà che rimanere preda d'un brivido particolare; colui che ha racchiuso nello sguardo tale panorama, infatti, ritto davanti a quell'inopinato cubo di cemento, avvertirà, subito e impetuoso, il sopravvenire d'una serie di sensazioni contrastanti: lo stupore, anzitutto; poi la paura; quindi, potentissima, l'incredulità, che lieviterà, progressiva, sino a una ilarità da pazzi, incontenibile, disperata, un'onda fatale che allagherà il cuore, troppo impreparato a questa rivelazione; una rivelazione postmoderna, una Stimmung che da sempre amo associare al famoso rigo di Baudelaire: "Su di me ho sentito passare il vento dell'ala dell'imbecillità".
Definire brutto il cubo di Fuksas è impossibile. Qui siamo oltre il bene e il male; vaghiamo nelle regioni dell'inumano.